La dichiarazione dei redditi rappresenta un adempimento fondamentale per tutti i liberi professionisti in Italia. Anche se rientra tra i compiti meno amati nella vita lavorativa dei lavoratori autonomi è essenziale per gestire nel migliore dei modi la propria attività. Ti spieghiamo come funziona la dichiarazione dei redditi per i liberi professionisti e come comportarsi con le relative tasse.

Le tasse nel lavoro autonomo: quali sono

Chi esercita un’attività di lavoro autonomo, come libero professionista o titolare di partita IVA, è tenuto al pagamento di diverse imposte e contributi. L’importo e le modalità variano in base al regime fiscale adottato (ordinario o forfettario) e alla situazione personale.

Imposte sul reddito

I professionisti che operano nel regime ordinario sono tenuti al pagamento dell’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che è progressiva e varia in base agli scaglioni di reddito, con aliquote che vanno dal 23% al 43%. A questa si aggiungono le addizionali regionali e comunali, il cui importo varia a seconda della regione e del comune di residenza. In questo regime è possibile dedurre i costi effettivamente sostenuti per l’attività.

Chi invece aderisce al regime forfettario non è soggetto all’IRPEF ordinaria, ma paga un’imposta sostitutiva con aliquota fissa pari al 15%, che può scendere al 5% per i primi cinque anni, a patto che si rispettino determinate condizioni. In questo caso, non si deducono i costi reali, ma il reddito imponibile viene calcolato applicando un coefficiente di redditività, che per molte professioni è pari al 78%.

IVA (Imposta sul valore aggiunto)

Anche l’IVA rappresenta un aspetto importante della tassazione. I lavoratori autonomi in regime ordinario devono applicare l’IVA alle fatture emesse e versarla periodicamente all’erario, solitamente con cadenza mensile o trimestrale. Al contrario, chi è in regime forfettario è esonerato dall’applicazione dell’IVA, pertanto emette fatture senza imposta e non può detrarre l’IVA sugli acquisti.

Contributi previdenziali

Un altro obbligo fondamentale riguarda i contributi previdenziali. I lavoratori autonomi non iscritti a una cassa professionale devono versare i contributi alla Gestione Separata INPS, che per il 2025 prevede un’aliquota di circa il 26,07% calcolata sul reddito netto. I professionisti iscritti a un albo, invece, versano i contributi alla propria cassa previdenziale di categoria, con regole e percentuali diverse a seconda dell’ente. Per chi opera in regime forfettario è prevista una riduzione del 35% dei contributi INPS, che può essere richiesta presentando un’apposita domanda.

Altre imposte e obblighi

Ci sono anche altri oneri da considerare. Ad esempio, sulle fatture non soggette a IVA superiori a 77,47 euro è dovuta l’imposta di bollo da 2 euro. Tutti i versamenti fiscali e previdenziali avvengono tramite il modello F24. I professionisti in regime ordinario, inoltre, sono spesso soggetti al meccanismo della ritenuta d’acconto, che prevede che il cliente trattenga una parte del compenso (di solito il 20%) versandolo direttamente all’Agenzia delle Entrate come anticipo sull’IRPEF del professionista.

N.B.

Per evitare di sbagliare e riuscire a ottimizzare al meglio il proprio carico fiscale, è sempre meglio rivolgersi a un commercialista. In un articolo separato abbiamo raccolto per te le informazioni più importanti sui costi di un commercialista.

La dichiarazione dei redditi per i liberi professionisti: una guida

Ogni anno i liberi professionisti devono adempiere ai propri obblighi fiscali e tra questi rientra anche la presentazione della dichiarazione dei redditi. Sebbene faresti sempre meglio a rivolgerti a un professionista, ti diamo alcune indicazioni per aiutarti a preparare a questo compito.

Primo passaggio: documentare entrate e uscite

La base di una dichiarazione corretta è una buona panoramica delle proprie finanze. Anche se i liberi professionisti non sono obbligati alla contabilità ordinaria, devono comunque rispettare obblighi di registrazione. Per questo è fondamentale tenere traccia di tutte le entrate e le uscite legate all’attività professionale.

Basta spesso poco: due semplici tabelle (anche in Excel o con un software di contabilità) in cui annotare entrate e spese, indicando data, descrizione, importo lordo, eventuale IVA, fornitore o cliente e numero del documento. Questa tracciabilità è essenziale soprattutto se si redige la dichiarazione tramite modello Redditi Persone Fisiche (PF).

Secondo passaggio: raccogliere e organizzare i documenti

Registrare le operazioni è importante, ma non basta: ogni movimento deve essere supportato da un documento giustificativo (fattura, ricevuta, scontrino, bonifico…). È meglio conservare questi documenti, anche in vista di possibili controlli fiscali.

I documenti devono essere archiviati in modo ordinato, idealmente in cartelle (fisiche o digitali) suddivise per anno e categoria: fatture emesse, fatture ricevute, estratti conto, ricevute di pagamento in contanti, note spese, ecc. Ricorda di rispettare i periodi legali di conservazione dei documenti.

Terzo passaggio: calcolare il reddito

Per fare la dichiarazione dei redditi serve prima determinare il reddito imponibile. In Italia esistono principalmente due modalità:

  • Nel regime forfettario, il reddito si calcola applicando un coefficiente di redditività ai compensi incassati (ad esempio il 78% per la maggior parte dei professionisti) e su questo si applica un’imposta sostitutiva (15% o 5%).
  • Nel regime ordinario, invece, si calcola la differenza tra ricavi e costi effettivi (principio di competenza o di cassa) e si pagano IRPEF, addizionali, IVA e contributi INPS.

Il metodo usato va indicato nella dichiarazione dei redditi. In caso di contabilità semplificata o ordinaria, si può anche essere obbligati a presentare un bilancio con stato patrimoniale e conto economico.

Quarto passaggio: portare in deduzione le spese

I liberi professionisti possono dedurre molte spese aziendali dal reddito imponibile, riducendo così l’ammontare delle tasse da pagare. Sono deducibili, ad esempio, i costi per materiali di consumo, canoni d’affitto per lo studio, spese di formazione, compensi a collaboratori, beni strumentali, viaggi e trasferte, e persino le spese di rappresentanza, nei limiti previsti dalla legge.

Le spese devono essere pertinenti all’attività professionale e correttamente documentate. Alcune voci, come i beni durevoli (computer, arredi, veicoli), devono essere ammortizzate, cioè dedotte in più anni.

Quinto passaggio: compilare e inviare la dichiarazione dei redditi

La dichiarazione dei redditi si trasmette in via telematica entro il 30 settembre di ogni anno, utilizzando il servizio online dell’Agenzia delle Entrate. In alternativa ci si può rivolgere a un commercialista o CAF.

I liberi professionisti devono compilare il modello Redditi Persone Fisiche (PF), l’eventuale dichiarazione IVA annuale e comunicare i contributi previdenziali INPS. È importante rispettare le scadenze e, se si prevede di ritardare, fare richiesta di proroga o affidarsi a un intermediario abilitato.

Sesto passaggio: controllare la dichiarazione dei redditi

Dopo l’invio, l’Agenzia delle Entrate emette il calcolo ufficiale con eventuali importi da pagare o rimborsi. È fondamentale verificare attentamente il contenuto del modello F24 generato: errori possono capitare e, se non si controlla, si rischia di pagare più del dovuto.

Se si riscontrano incongruenze, è possibile fare ricorso entro 30 giorni dalla notifica del calcolo. In caso contrario, la dichiarazione diventa definitiva e le imposte devono essere versate secondo le scadenze indicate.

Ti preghiamo di osservare la nota legale relativa a questo articolo.

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